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Manicheismo, la religione fondata da Mani

Manicheismo, religione fondata nel III secolo d.C. dal persiano Mani. Affermava l’esistenza nel mondo di due principi contrapposti del Bene e del Male. L’uomo poteva superare la condizione di Male solo mortificando il corpo.

Chi era Mani?

Mani, il fondatore del Manicheismo, era un monaco proveniente dall’Iran, dove era nato nel 216.

Mani si proclamò “messaggero di Dio” inviato a portare a compimento tutta la precedente “rivelazione”. Infatti, la sua dottrina contiene elementi dottrinari di diversa provenienza filosofica-religiosa: gnostici, cristiani, orientali.

Nel 240 si recò in India e qui fondò una setta religiosa. Nel 242 tornò nel suo Paese dove gli fu permesso di predicare liberamente il suo credo fino a quando, scontrandosi con gli zoroastriani e accusato di essere un falso profeta, fu incarcerato.

Nel 276-277 Mani fu giustiziato, secondo una tradizione addirittura scorticato vivo.

Dove si diffuse il Manicheismo?

Dopo la morte di Mani, il Manicheismo si diffuse in Siria, Egitto, Nord Africa (sant’Agostino  ne fu un seguace prima di diventarne un oppositore).

A Roma, il Manicheismo giunse al tempo di papa Milziade (311-314) e dall’Italia si diffuse in Gallia e in Spagna.

Nella seconda meta del IV secolo, le spietate persecuzioni da parte dell’Impero di Roma determinarono l’inizio del declino del Manicheismo in Occidente. Le ultime comunità manichee occidentali non sembrano sopravvivere oltre il VI secolo. Nell’Impero bizantino, invece, il Manicheismo durò più a lungo, almeno fino al IX secolo.

Cosa sosteneva il Manicheismo?

Il Manicheismo predicava il dualismo “bene-male”, cioè la presenza nel mondo di due princìpi, quello del bene e quello del male, quello della luce e quello delle tenebre, in lotta tra loro.

Inizialmente il principio del male trionfa su quello del bene, poi si verificherà il contrario quando Dio verrà a liberare il mondo dal male. Ma fino ad allora l’uomo deve fare di tutto per liberarsi dalle forze del male che sono in lui, anche se ciò richiede sacrifici e privazioni, che vanno dalla mortificazione del corpo all’astensione dalla pratica sessuale, ai digiuni, a un sistema di vita fondato sul vegetarianesimo.

Mani e i suoi discepoli composero libri sacri: ricordiamo Manichaica e il Libro dei Salmi.

Il Manicheismo prevedeva una gerarchia scandita in cinque gradi, di cui i catecumeni erano il grado più basso. Seguivano gli eletti, divisi in diaconi e vescovi, anziani e giusti. A capo della comunità religiosa vi era l’imam di Samarcanda.

Tra le festività vi era quella di Bema in cui si celebravano il martirio e l’ascesa al trono di Mani.

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