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Papa Clemente V: il papa che diede inizio alla Cattività avignonese

Papa Clemente V, nato Bertrand de Got nel 1264, arcivescovo di Bordeaux, divenne papa nel 1305 sostenuto dal re di Francia Filippo il Bello.

Chi era papa Clemente V?

I cronisti medievali (Giovanni Villani, Dino Compagni) danno di lui il ritratto di un papa avido di denaro, simoniaco, lussurioso. Favorì sempre la monarchia nazionale francese, al punto di trasferire nel 1309 la sede pontificia da Roma ad Avignone, in Francia, (la cosiddetta Cattività avignonese, che durò circa settant’anni, fino al 1377). Morì il 20 aprile 1314.

Papa Clemente V e Dante

Dante lo colloca nel canto XIX dell’Inferno, nella terza bolgia dell’ottavo cerchio, tra i simoniaci (per la maggior parte ecclesiastici che hanno sfruttato la loro posizione per arricchire sé e la propria famiglia): lo condanna per bocca del papa Niccolò III. Ma soprattutto Dante lo condanna per essersi opposto al tentativo da parte dell’imperatore Arrigo VII di Lussemburgo di restaurare in Italia l’autorità imperiale.

In Paradiso canto XVII, v.82, l’avo Cacciaguida parla di Clemente V come il guasco che ingannerà Arrigo VII, proprio facendo esplicito riferimento alla sua opposizione all’imperatore del Lussemburgo. In Paradiso canto XXX, vv. 142-148, Beatrice dice di lui palese e coverto / non anderà con lui (Arrigo VII) per un cammino, cioè tradirà l’imperatore il cui seggio è già pronto nella Rosa dei beati, profetizzando che il papa sarà sprofondato nella stessa buca della terza bolgia dove sarà prima confitto Bonifacio  VIII, quindi Clemente V; entrambi prenderanno da morti il posto di Niccolò III.

In particolare per che cosa è ricordato?

Sono in particolare due gli eventi più significativi legati al pontificato di papa Clemente V: il primo è il trasferimento della sede pontificia da Roma ad Avignone, in Francia, dal 1309 al 1377; il secondo è la soppressione dell’Ordine dei Templari nel 1312, sotto la pressione del re di Francia Filippo IV il Bello, che aveva appoggiato la sua elezione al soglio pontificio. Accusati di eresia, i Templari furono torturati, giustiziati e depredati delle loro ricchezze che finirono nelle casse del re di Francia.

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