Papa Leone I, noto anche come papa Leone Magno, è stato il 45° papa della Chiesa cattolica, dal 440 al 461, anno della sua morte. È uno dei soli due papi ad avere il titolo di Magno (cioè Grande) assieme a papa Gregorio Magno. È Dottore della Chiesa. Venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodossa, pertanto è noto anche come San Leone Magno.
Per cosa è ricordato?
Nato intorno al 390 in Toscana (probabilmente a Volterra), il pontificato di Leone I è ricordato per la difesa dell’ortodossia cristiana, per aver persuaso Attila, re degli Unni, nel 452, a ritirarsi dall’Italia, e per aver dissuaso, nel 455, i Vandali, guidati da Genserico, dal massacro della popolazione di Roma, anche se non poté impedire il saccheggio della città.
Leone Magno e l’incontro con Attila
Nel 452, l’esercito unno guidato da Attila penetrò nell’Italia settentrionale dopo essersi dovuto ritirare, l’anno precedente, dalla Gallia, in seguito alla sconfitta subita ai Campi Catalaunici, nei pressi di Troyes (nel nord-est della Francia), a opera del generale romano Flavio Ezio. In Italia, dopo aver devastato il Friuli e il Veneto, Attila s’incontrò sul Mincio con una delegazione del Senato romano guidata da papa Leone I. Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione di San Pietro e di San Paolo armati di spada durante l’incontro tra papa Leone Magno e Attila, fece desistere il re degli Unni dal proposito di marciare su Roma e si ritirò.
Il motivo di questa decisione non è del tutto chiara agli storici. Secondo la leggenda, il re unno si sarebbe fatto convincere dalla figura autorevole del papa. In realtà è più probabile che temesse un attacco alle spalle da parte delle truppe dell’imperatore bizantino Marciano, che minacciava di accorrere in aiuto dell’Occidente. Inoltre, l’Italia, stremata da decenni di guerre e di carestie, non si presentava certo come un paese allettante, né per stanziarvisi né per praticarvi le consuete razzie.
Ad ogni modo, questo episodio accrebbe notevolmente il prestigio del papato e consolidò il ruolo del papa come figura di mediazione e autorità spirituale nell’Occidente cristiano.
Leone I e il sacco di Roma del 455
Tre anni dopo, nel 455, intervenne nuovamente durante il saccheggio di Roma da parte dei Vandali di Genserico, ottenendo che la popolazione venisse risparmiata dai massacri (leggi Il sacco di Roma del 455 riassunto).
La difesa dell’ortodossia cristiana
La grandezza di questo pontefice però si coglie forse meglio nel corso dell’intera sua vita, nella costante attività politica volta alla promozione della Chiesa, al rafforzamento dell’autorità papale e al mantenimento dei rapporti con la Gallia, l’Africa, Costantinopoli. Proibì l’alienazione dei beni ecclesiastici; stabilì nuove norme per l’amministrazione dei sacramenti.
Fu lui, influente diacono, a convincere papa Sisto III a scomunicare l’eretico pelagiano Giuliano d’Eclano, in modo che non potesse più in nessuna maniera ricoprire la carica di vescovo.
L’epistolario di Leone testimonia la sua infaticabile attività in difesa dell’ortodossia cristiana. Esso comprende ben 173 lettere, scritte fra il 442 e il 460: le più antiche confutano le eresie priscillianista, pelagiana e il manicheismo. Il suo testo dottrinale inviato al patriarca di Costantinopoli, Flaviano (noto sotto il nome di Tomus ad Flavianum, cioè Tomo a Flaviano), che chiariva l’unione delle due nature in Cristo, umana e divina, contribuì in modo decisivo al Concilio di Calcedonia (451), respingendo le eresie del monofisismo e del nestorianesimo.