L’Ermetismo è la corrente poetica che si affermò in Italia a partire dagli anni Venti del Novecento e per tutto il periodo fascista. Fu così chiamata dal critico letterario Francesco Flora (1891-1962). Egli nel 1936 pubblicò un saggio, La poesia ermetica, in cui sottolineava la difficoltà di comprensione di questo tipo di poesia. Il termine Ermetismo venne perciò usato inizialmente con valore negativo. Presto, però, al pari del Crepuscolarismo e del Decadentismo, perse il suo senso polemico.
Il termine Ermetismo, che nel suo significato corrente indica «chiusura» e «impenetrabilità», deriva dal nome del filosofo greco Ermete Trismegisto (II-III secolo d.C.), al quale si attribuivano testi magico-religiosi sul mistero del cosmo e della natura divina. Egli era considerato un dio delle scienze nascoste, segrete ed occulte in analogia con il linguaggio nascosto e poco interpretabile dei poeti ermetici.
I temi e lo stile dell’Ermetismo
I poeti ermetici si fanno interpreti di una condizione spirituale del tutto nuova, legata alle vicende storiche dell’Italia (la Prima guerra mondiale, il primo dopoguerra, il fascismo). Essi esprimono:
- il disagio dell’uomo di fronte ai notevoli cambiamenti della società;
- il senso di solitudine in un mondo ostile;
- l’angoscia che deriva dal non comprendere il significato della vita;
- l’impossibilità di stabilire un rapporto armonioso con l’universo e con le persone.
Esempio di poesia ermetica
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
(poesia di Eugenio Montale, da Spesso il male di vivere ho incontrato, in Ossi di seppia)
Di qui la ricerca della parola essenziale, il tentativo di concentrare in poche parole di intenso valore allusivo, simbolico, tutto quanto si voglia esprimere, eliminando ogni elemento decorativo.
La metrica tradizionale è superata, con il trionfo del verso libero; la punteggiatura talvolta è abolita o ridotta al minimo. I poeti ermetici ricorrono all’uso della metafora, della sinestesia, dell’analogia per rendere più carichi di significati i loro messaggi.
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
(poesia di Salvatore Quasimodo, Ed è subito sera)
I poeti ermetici
Il poeta più rappresentativo dell’Ermetismo è senz’altro Giuseppe Ungaretti.
Altri importanti esponenti dell’Ermetismo furono Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale (la poesia di Salvatore Quasimodo e di Eugenio Montale se inizialmente si può collegare all’Ermetismo, in seguito assunse caratteristiche del tutto originarie e nuove) e Umberto Saba. Da ricordare anche Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli, Mario Luzi.
Fu con il movimento ermetico che la poesia italiana, rimasta fino ad allora piuttosto provinciale, si aprì alla cultura europea, superando gli schemi tradizionali che ancora la legavano al passato.