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La Resistenza italiana, 1943-1945. Riassunto

La Resistenza italiana, anche detta Resistenza partigiana, ha inizio subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Termina il 29 aprile 1945 con la resa incondizionata dell’esercito tedesco alle forze alleate angloamericane.

L’8 settembre 1943, il Presidente del Consiglio, maresciallo Pietro Badoglio, annuncia la firma dell’armistizio con gli angloamericani (rompendo il patto di alleanza con la Germania nazista), apposta segretamente il 3 settembre a Cassibile, in Sicilia.

All’alba del giorno dopo, il re Vittorio Emanuele III, suo figlio Umberto e il maresciallo Pietro Badoglio abbandonano Roma e si recano a Brindisi dove si pongono sotto la protezione degli angloamericani lasciando l’esercito senza ordini.

Nel contempo, i tedeschi procedono a una sistematica occupazione militare dell’Italia centro-settentrionale e avviano ovunque una operazione di disarmo dei soldati italiani e di deportazione dei medesimi nei campi di lavoro in Germania in condizione di prigionieri.

Al Fronte i militari, abbandonati a se stessi dagli alti comandi, ricevono ordini contrastanti dagli ufficiali inferiori: arrendersi ai tedeschi; resistere per salvare l’onore; comportarsi come vogliono.

A Cefalonia, in Grecia, la divisione Aqui si rifiuta di cedere le armi: cadono combattendo contro i tedeschi 1200 soldati e 65 ufficiali. Per un approfondimento leggi Eccidio di Cefalonia, settembre 1943.

A Roma, a Porta San Paolo, soldati e civili che tentano di bloccare l’entrata delle SS, muoiono in 400: è il primo episodio della Resistenza italiana.

Nell’Italia settentrionale Benito Mussolini costituisce la Repubblica sociale italiana, ribadisce la sua fedeltà all’alleato tedesco e si propone come unico legittimo rappresentante per l’Italia. Chiama alle armi le classi in età di combattere, ottenendo l’adesione dei fascisti, tra i quali numerosissimi giovani.

La Resistenza in Italia e la guerra partigiana

Nel Nord, contro fascisti e nazisti prendono le armi i partigiani italiani. Si tratta di gruppi di militanti armati che conducono attentati o azioni di guerriglia e di sabotaggio.

I gruppi partigiani si vanno mano mano organizzando in base all’orientamento politico prevalente fra i loro membri: le Brigate garibaldi, formate in maggioranza da comunisti; Giustizia e Libertà; le Brigate Matteotti, legate ai socialisti; Fiamme verdi; Brigate del popolo.

Coordinati dal Comitato di Liberazione Nazionale (CNL), costituitosi a Roma il 9 settembre 1943, i vari gruppi partigiani sono sottoposti all’autorità del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI).

Nel 1944 i gruppi partigiani italiani sono ufficialmente riconosciuti da Vittorio Emanuele III e dal governo del Regno del Sud grazie a Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista, appena tornato dall’URSS dopo un’esilio durato quasi vent’anni.

Con una mossa a sorpresa, nota come «svolta di Salerno» (così chiamata perché Salerno era allora la capitale provvisoria del Regno del Sud), Togliatti propone a Badoglio una provvisoria riconciliazione con tutte le forze antifasciste, comunisti compresi, e forma un nuovo governo interamente antifascista e ne assume la carica di vicepresidente.

Gli Alleati riconoscono a questo governo un importante ruolo politico e concedono alle truppe italiane acquartierate nel Meridione di parteciapare alla guerra al fianco degli angloamericani.

In Toscana e nelle grandi città come Roma, Firenze, Milano, Torino le azioni degli antifascisti si concentrano sul sabotaggio (produzione di pezzi difettosi nelle fabbriche militari del Nord), gli agguati contro le pattuglie tedesche; gli attentati contro alti ufficiali e gerarchi.

Scoppia la guerra civile italiana

Sulle montagne e nelle campagne del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, della Liguria, dell’Emilia-Romagna, invece, gli antifascisti sostengono numerosi scontri a fuoco contro le truppe di Salò. Scoppia quindi una lacerante guerra civile tra italiani, che si sovrappone a quella combattuta nel secondo conflitto mondiale dagli eserciti stranieri.

I nazisti reagiscono agli attentati con fucilazioni di massa (Boves, vicino a Cuneo, 16 settembre 1943; Fosse Ardeatine, a Roma, 24 marzo 1944; Sant’Anna di Stazzema, vicino a Lucca, 12 agosto 1944; Marzabotto, nei pressi di Bologna, 29 settembre 1944).

Nel corso del 1944 gli Alleati riescono a sfondare la Linea Gustav a Cassino e a sbarcare ad Anzio, poco a sud di Roma; in giugno entrano nella capitale. Le armate tedesche si ritirano, ma si attestano sulla cosiddetta Linea Gotica, che va da Rimini a Forte dei Marmi. L’11 agosto Firenze è liberata dai partigiani.

La Liberazione italiana

Dopo lunghi mesi di sosta, le truppe angloamericane riprendono la marcia verso Nord; quando hanno passato il Po il CLN proclama l’insurrezione generale dell’Italia settentrionale che avviene il 25 aprile 1945, festeggiato ancora oggi come il giorno della Liberazione.

Dopo pochi giorni di combattimenti, le truppe tedesche si arrendono. Mussolini tenta di fuggire in Svizzera, ma è catturato e fucilato dai partigiani il 28 aprile.

Il 29 aprile 1945 la Resistenza italiana ha formalmente fine con la resa incondizionata dell’esercito tedesco alle forze alleate angloamericane.

 

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