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Storie di Erodoto di Alicarnasso

Storie di Erodoto di Alicarnasso: la descrizione, il contenuto essenziale dei nove libri, il metodo storiografico, la lingua e lo stile.

Opera di Erodoto di Alicarnasso – Il padre della storia

Storie di Erodoto: descrizione

Le Storie, il cui fulcro è rappresentato dal racconto delle guerre persiane (la prima guerra persiana e la seconda guerra persiana), fu suddivisa dai grammatici alessandrini in nove libri (ognuno ha il nome di una Musa); fu detta Storia per le parole iniziali: «Questa è l’esposizione delle ricerche di Erodoto di Alicarnasso…».

Le Storie di Erodoto: il contenuto essenziale dei nove libri

I libro (Clio). Dopo una breve introduzione sullo scopo dell’opera, vengono esposti i motivi dell’ostilità fra Greci e barbari. Quindi si passa a Creso, re di Lidia. La sconfitta di quest’ultimo ad opera dei Persiani dà lo spunto per passare a Ciro, re di Persia, la cui storia prosegue fino alla sua conquista di Babilonia e alla morte che lo colse mentre era in guerra con Tomiri, regina dei Massageti (529 a.C.).

II libro (Euterpe). A Ciro succede Cambise, il quale intraprende una guerra contro l’Egitto. La spedizione offre l’occasione per raccontare sugli usi e costumi egiziani, sulla geografia della regione e sulla sua storia, dal primo re Min fino al regno di Amasi.

III libro (Talia). Dopo la narrazione della conquista dell’Egitto da parte di Cambise, Erodoto racconta la crudeltà del sovrano persiano. In seguito alla sua morte e alla rivolta dei Magi, prende il potere Dario I, il quale organizza il governo in satrapìe.

IV libro (Melpomene). La spedizione di Dario contro gli Sciti consente allo storico di introdurre una digressione sulla Scizia, a sua volta occasione per un excursus sugli Iperborei. Non manca una rapida discussione scientifica sulla forma della Terra, con la quale vengono contestate le teorie dei precedenti logografi, secondo i quali l’Oceano scorreva come un fiume intorno alla Terra stessa, ritenuta di forma rotonda.

V libro (Tersicore). Le mire espansionistiche di Dario si estendono alla Tracia, che viene occupata. Dopo questa conquista, si passa alla trattazione delle guerre persiane con la descrizione delle prime fasi del conflitto: la rivolta delle città ioniche dell’Asia Minore; la richiesta di aiuti da parte di Aristagora a Sparta e Atene, che permette una digressione sulle due città; la sconfitta delle città insorte.

VI libro (Erato). La rivolta della Ionia si conclude con la presa di Mileto da parte di Dario. Dopo la prima spedizione contro la Grecia, guidata da Mardonio, fallita a causa di un naufragio, l’autore descrive la prima guerra persiana fino alla battaglia di Maratona (490 a.C.).

VII libro (Polimnia). Riprendono i preparativi di guerra da parte dei Persiani e dei Greci. Serse, succeduto a Dario, fa costruire un ponte di barche sull’Ellesponto. Erodoto passa in rassegna l’apparato militare dei due contendenti. Il libro di conclude con il sacrificio di Leonida alle Termopili.

VIII libro (Urania). La battaglia navale dell’Artemisio apre l’ottavo libro. Dopo l’invasione dell’Attica e la distruzione dell’acropoli ateniese, i Persiani sono sconfitti nello scontro di Salamina.

IX libro (Calliope). La battaglia di Platea e di Micale risolvono definitivamente il conflitto. La presa di Sesto nell’Ellesponto è l’ultimo atto delle guerre persiane.

Storie di Erodoto: il metodo storiografico

Il metodo di Erodoto si basava anzitutto sulla visione diretta, sull’ascolto dei testimoni e sul raziocinio, con la scelta della versione più verosimile.

Grazie ai suoi viaggi, Erodoto concepì una visione “relativistica”, riconoscendo dignità e importanza a tutti i popoli.

Dote principale dello storico di Alicarnasso è la capacità di narrare, di creare vere e proprie “novelle” per il piacere dell’uditorio.

Storie di Erodoto: la cultura del suo tempo

Influenzato dal pensiero filosofico del suo tempo e dalle sue indagini personali, Erodoto arriva anche al relativismo religioso, teorizzando un’aspirazione universale a un essere trascendente, che ciascun popolo chiama in modo diverso. Erodoto rimane comunque attaccato alla religione tradizionale, credendo in una divinità capace di governare il destino degli uomini.

Resta però incerto se a suo parere gli dèi intervengano per ristabilire un equilibrio o soltanto per soddisfare un capriccio personale, mossi semplicemente dall’invidia. Probabilmente in lui coesistono due concezioni della divinità: una più evoluta che vede gli dèi garanti della giustizia e una più arcaica che attribuisce loro l’invidia.

Di solito l’invidia degli dèi entra in gioco proprio perché l’uomo si è macchiato di tracotanza; emblematici sono in tal caso gli esempi di Creso e Serse, che rispettivamente aprono e chiudono le Storie (Creso, re dei Lidi, perde il suo regno proprio quando all’apice del suo potere si ritiene il più felice degli uomini; e Serse è sconfitto e umiliato per la cieca ed empia arroganza con cui ha intrapreso e condotto la guerra contro la Grecia).

Il pessimismo di Erodoto non lascia nessuna incertezza sulla concezione dell’uomo, che è del tutto negativa; per Erodoto «così la morte, essendo la vita piena di affanni, è per l’uomo il rifugio di gran lunga preferibile» (VII, 46, 4).

Storie di Erodoto: il pensiero politico

A livello politico, Erodoto mantiene un atteggiamento piuttosto neutrale: a tal proposito è significativo, nel III libro, il dibattito sulla migliore forma di governo. Il dialogo si svolge fra tre notabili persiani, ognuno dei quali espone il proprio punto di vista: Otone si pronuncia a favore della democrazia, Megabizio a  favore dell’oligarchia, Dario per la monarchia (III 80-84). È però famoso il suo grande elogio di Atene e del ruolo sostenuto da questa città nelle guerre persiane (VII 139).

La lingua e lo stile

La lingua è il dialetto ionico. Lo stile, con le sue frequenti paratassi, è semplice e piano. Frequenti sono anche le novelle e le inserzioni “ad anello”: si avviano e tornano al punto dal quale erano partite.

 

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