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Purgatorio canto 22: Virgilio e Stazio riassunto

Nel canto 22 del Purgatorio continua il dialogo tra Stazio e Virgilio iniziato nel canto precedente.

Purgatorio canto 22 riassunto

Il colloquio fra Virgilio e Stazio vv. 1-54

Virgilio dice di corrispondere l’amore che Stazio prova per lui, da quando il poeta Giovenale, giunto nel Limbo, gli raccontò di quanta ammirazione egli fosse oggetto. Gli chiede poi come può, lui così nobile, aver peccato di avarizia, un peccato così meschino? Stazio risponde di essersi macchiato della colpa opposta, cioè dell’eccessiva prodigalità. Da quel vizio però egli si ravvide in tempo, proprio grazie alla lettura di un verso dell’Eneide, dove Virgilio ammonisce contro la cupidigia dell’oro.

La conversione di Stazio al cristianesimo vv. 55-114

Virgilio pone una nuova domanda a Stazio: dalla lettura delle sue opere, egli non pare cristiano. Eppure, deve certo esserlo stato, altrimenti non potrebbe essere in Purgatorio: chi dunque lo ha fatto convertire? Stazio dice che il merito spetta ancora a Virgilio. La sua quarta egloga delle Bucoliche, con la profezia della nascita di un fanciullo divino, era conforme alla predicazione dei cristiani. Per questo egli iniziò a frequentarli, a soccorrerli nelle persecuzioni di Domiziano, ad ammirarli, e prima di terminare la Tebaide ricevette il battesimo, ma non osò dichiararsi pubblicamente e perciò dovette scontare più di quattrocento anni nel cerchio degli accidiosi.

Poi Stazio chiede a Virgilio dove sono gli altri poeti pagani e Virgilio lo informa che essi, insieme a lui, stanno nel Limbo.

Sesta cornice – Il primo albero dei golosi vv. 115-154

L’ascesa allora riprende. Dante segue Virgilio e Stazio ascoltandoli con reverenza. I tre poeti passano così alla sesta cornice, dove stanno i golosi. Il loro cammino è però interrotto da un albero carico di frutti profumati, a forma di cono rovesciato, sopra il quale scroscia una sorgente. Una potente voce d’angelo annuncia che quel cibo e quell’acqua sono proibiti, citando, come esempi di sobrietà nel cibo, da imitare: Maria alle nozze di Cana; le antiche Romane, che si astenevano dal bere vino; il profeta Davide, che si rifiutò di mangiare alla tavola del re Nabucodonosor; l’età dell’oro, nella quale erano cibo saporito le ghiande e nettare le acque dei ruscelli; Giovanni Battista, che nel deserto si cibò di miele e locuste.

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