Anita Garibaldi nacque il 30 agosto 1821, in un piccolo paesino, Morrinhos, nello stato di Santa Caterina, in Brasile. In realtà il suo nome era Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva: sarà Giuseppe Garibaldi ad attribuirle il diminutivo spagnolo Anita, diventando una delle figure più conosciute del Risorgimento italiano.
La famiglia di Anita era numerosa e povera, perciò, rimasta orfana di padre, un piccolo mandriano, a soli 14 anni, nel 1835, fu costretta a sposare Manoel Duarte de Aguiar, un calzolaio, con molti anni in più.
Conobbe Giuseppe Garibaldi nel 1839. Garibaldi si trovava in Brasile in esilio, in seguito al fallimento dell’insurrezione mazziniana del 1834. Anita abbandonò il marito e da allora in poi seguì Garibaldi in tutte le sue imprese e gli diede quattro figli: Menotti (in onore del patriota modenese Ciro Menotti), Rosita (morta ad appena due anni), Teresita e Ricciotti.
La moglie di Garibaldi
Anita sposò Garibaldi nel 1842, a Montevideo, dopo la morte del suo primo marito. Nel 1848, allo scoppio della Prima guerra d’indipendenza, la famiglia ritornò in Italia e Anita con i figli si trasferì a Nizza (all’epoca faceva parte del Regno di Sardegna), presso la casa della suocera.
Nel luglio 1849, dopo la caduta della Repubblica romana, nonostante avesse contratto la malaria, seguì il marito che tentava di sfuggire agli eserciti francese e austriaco e di raggiungere Venezia con alcune migliaia di uomini.
Costretto a congedare i suoi uomini a San Marino, e rimasto solo con la moglie e il fedelissimo “Maggior Leggero” (pseudonimo di Giovanni Battista Culiolo), Garibaldi continuò l’avventurosa fuga che, però, per la donna terminò nella fattoria del patriota Guiccioli, a Mandriole, alle porte di Ravenna, dove morì il 4 agosto 1849, a soli 28 anni, stremata dalla malaria, da tante fatiche e peripezie, in stato di avanzata gravidanza.
Gli austriaci erano nei paraggi e Garibaldi fu costretto a fuggire. Per nasconderlo alle perquisizioni austriache, il corpo senza vita di Anita Garibaldi venne seppellito dal fattore e da alcuni amici nella vicina pineta, dove ora un ceppo ricorda quella sepoltura.
Qualche giorno dopo, il suo cadavere fu scoperto da un gruppo di ragazzini della zona. Il suo corpo riposò per dieci anni senza nome nel cimitero di Mandriole, prima di essere recuperato dal marito Garibaldi nel 1859, al termine della Seconda guerra d’indipendenza, e portato al cimitero di Nizza, dov’era sepolta anche la madre del generale.
Nel dicembre 1931 le spoglie di Anita vennero nuovamente trasferite provvisoriamente nel Pantheon del cimitero di Staglieno, a Genova, accanto alla tomba di Nino Bixio. Il 2 dicembre 1932 i resti di Anita vennero portati a Roma e deposti nel basamento della statua eretta in suo onore sul Gianicolo. La cerimonia si svolse alla presenza del re Vittorio Emanuele III e del Presidente del Consiglio Benito Mussolini e vide la partecipazione di molti reduci garibaldini.
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