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Italo Svevo – vita, opere, poetica

Italo Svevo riassunto vita, opere, pensiero, poetica.

Svevo Italo può a ragione essere inserito tra i maggiori autori europei dell’inizio del Novecento: Joyce, Proust, Kafka, Mann e Luigi Pirandello.

Italo Svevo vita

Italo Svevo biografia – Perché Italo Svevo si chiama così?

Il suo vero nome è Ettore Schmitz, nato a Trieste il 19 dicembre 1861. La città faceva ancora parte dell’impero austro-ungarico. Fu il quinto degli otto figli di Allegra Moravia, italiana, e di Francesco Schmitz, ebreo di origine tedesca.
Fu lo stesso Italo Svevo a spiegare le ragioni del suo pseudonimo: Italo per simboleggiare «l’italianità del suo sentire», Svevo per «il germanesimo della sua educazione».

Da ragazzo Svevo Italo frequentò le scuole commerciali. Già da allora però mostrò molto più interesse per la letteratura e le arti che per gli affari. Il suo sogno era scrivere romanzi e opere teatrali.

Nel 1880, in seguito al fallimento dell’azienda paterna, fu costretto a impiegarsi come traduttore presso una banca. Era un lavoro che svolgeva senza entusiasmo e senza abbandonare la sua passione per la letteratura. Approfondì infatti lo studio di Nietzsche, di Schopenhauer, delle teorie evoluzionistiche di Darwin e della psicanalisi di Freud. Coltivò la lettura dei narratori francesi (Balzac, Flaubert, Zola), maestri del Naturalismo.

Italo Svevo vita e opere

Nel 1892 pubblicò a proprie spese e senza alcun successo il romanzo Una vita.

Nel 1896 Italo Svevo sposò la cugina Livia Veneziani. Era figlia di un ricco industriale, e tre anni dopo iniziò a lavorare nell’azienda del suocero. Nel frattempo aveva scritto un secondo romanzo, Senilità, che uscì nel 1898 con lo stesso esito negativo del primo.

La sua nuova condizione di dirigente industriale prevedeva numerosi viaggi d’affari in Europa. Pertanto Italo Svevo iniziò a seguire lezioni private d’inglese dall’allora sconosciuto James Joyce, che faceva l’insegnante a Trieste.

Tra i due nacque una profonda amicizia e un proficuo scambio di esperienze e interessi culturali. Joyce lesse i due romanzi di Svevo e lo incoraggiò a continuare su quella strada, nonostante i fallimenti registrati.

Svevo tornò a scrivere e nel 1923 pubblicò La coscienza di Zeno (per un approfondimento leggi Italo Svevo La coscienza di Zeno riassunto clicca qui). Il romanzo ebbe un vasto successo, grazie ai giudizi positivi di Joyce, dei critici francesi Larbaud e Cremieux, e, in Italia, di Eugenio Montale.

Come morì Italo Svevo?

Il periodo di esaltante successo, con la riscoperta dei romanzi giovanili e il nuovo fervore creativo dello scrittore, fu però breve. Italo Svevo infatti morì il 13 settembre 1928 per un incidente automobilistico.

Italo Svevo poetica

I romanzi di Italo Svevo presentano un personaggio nuovo per la letteratura italiana della seconda metà dell’Ottocento. Si tratta dell’inetto, un uomo debole e irresoluto, perennemente oscillante tra buoni propositi e incapacità di mantenervi fede. La fisionomia di questo personaggio si definisce attraverso i protagonisti dei primi due romanzi di Italo Svevo (Una vita e Senilità). Troverà poi la sua rappresentazione più completa in Zeno Cosini protagonista di La coscienza di Zeno.

Italo Svevo opere

Italo Svevo Una vita

Il protagonista di Una vita è Alfonso Nitti. È un modesto impiegato con ambizioni di scrittore, afflitto da noia e insoddisfazione per la propria mediocre esistenza.

Quando la figlia del  principale, Annetta, gli propone la scrittura a due mani di un romanzo, egli decide di approfittare dell’occasione per cambiare vita e avvia una relazione con la giovane donna.

La relazione però non gli dà né nuovi entusiasmi né gioia autentica. Anzi, nel momento in cui gli si prospetta l’occasione di chiedere la sua mano, fugge al paese natale accampando scuse.

Al ritorno, trova la situazione mutata. Annetta si è fidanzata con un cugino ed egli è retrocesso a una mansione impiegatizia inferiore. Alfonso tenta di riavvicinarsi ad Annetta ma, sfidato a duello dal fratello di lei, si suicida prima dell’incontro.

Alfonso Nitti non è la vittima di una società spietata, che stritola gli individui più deboli, come accadeva ad esempio nei personaggi di Giovanni Verga. Al contrario, egli è soprattutto vittima di se stesso, delle sue indecisioni e delle sue tortuosità psicologiche, che lo rendono incapace di avere un sano e positivo contatto con la realtà.

Senilità

Emilio Brentani è il protagonista del successivo romanzo Senilità. Ha una collocazione sociale simile a quella di Alfonso Nitti. Emilio Brentani è infatti un modesto impiegato con ambizioni letterarie frustrate da insuccessi. Si è già rassegnato a vivere senza ambizioni e senza speranze, pur avendo solo trent’anni.

Anche per Emilio la vita cambia in conseguenza di una relazione amorosa con Angiolina. Questa è una bella ragazza che non esita a tradirlo, facendolo soffrire ma allo stesso tempo legandolo di più a sé. Emilio chiede aiuto all’amico Balli, scultore senza talento ma abile e spregiudicato con le donne. L’intervento di costui si rivela un disastro. Infatti, non solo Angiolina si innamora dello scultore, ma anche Amalia, la sorella di Emilio, se ne invaghisce e comincia a fare uso di etere per stordire la mente.
Il romanzo si conclude con la morte di Amalia, cui Emilio assiste con il torpore di sempre.

Anche in Senilità, l’inettitudine di Emilio, così come quella di Alfonso, è una malattia dell’anima. Svevo la descrive insistendo sulle contraddizioni, sull’altalena di buoni sentimenti e cinismo, illusione e disillusione, slanci d’affetto e scoppi d’ira. il romanzo viene così costruito su una serie di opposizioni – salute / malattia; gioventù / vecchiaia; attitudine / inettitudine – che troveranno la loro forma più compiuta ne La coscienza di Zeno.

 

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