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Liste di proscrizione: cosa sono? chi le fece compilare?

Le liste di proscrizione sono gli elenchi di hostes publici (“nemici dello Stato”) introdotti a Roma nell’82 a.C., quando Lucio Cornelio Silla fu nominato dittatore a tempo indeterminato, dopo la vittoria su Mario. Per un approfondimento leggi Mario e Silla Guerra civile del 88-82 a.C.

Liste di proscrizione sillane

Attraverso il loro impiego, Silla intendeva colpire i propri nemici politici ricorrendo a una misura straordinaria assai più efficace della tradizionale condanna all’esilio. Le persone i cui nomi erano scritti nelle liste di proscrizione potevano infatti essere uccise a vista da qualsiasi cittadino della repubblica, che otteneva in cambio una ricompensa monetaria, e i suoi beni venivano confiscati dallo Stato. Il proscritto veniva inoltre colpito dalla damnatio memoriae, che prevedeva la distruzione di tutti i suoi ritratti, pubblici e privati, e la cancellazione del suo nome da tutte le iscrizioni.

La proscrizione di Silla comportò l’esclusione dalla vita politica per i figli e i nipoti dei proscritti fino al 49 a.C., quando furono riabilitati da Giulio Cesare.

Liste di proscrizione nel secondo triumvirato

Le liste di proscrizione vennero successivamente reintrodotte nel 43 a.C. dal triumvirato di Ottaviano, Antonio e Lepido (il cosiddetto secondo triumvirato, dopo il primo triumvirato tra Cesare, Pompeo e Crasso). Queste liste decretarono l’esilio o la morte dei più eminenti sostenitori del partito aristocratico, per di più espropriati dei loro beni: ben 300 senatori e quasi 3000 cavalieri vennero così eliminati. Il nome di Cicerone fu il primo della lista di proscrizione dei triumviri; i sicari lo uccisero il 7 dicembre del 43 a.C. nelle vicinanze della sua villa di Formia, mentre era in procinto di fuggire in Grecia. La testa e le mani mozzate di Cicerone furono esposte, per volere di Antonio, nel Foro romano.

Le liste colpirono anche cittadini comuni, perché i triumviri le utilizzarono come mezzo per procurarsi il denaro necessario a mantenere fedeli i propri eserciti.

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