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Fedro, favolista d’età imperiale: vita e favole

Fedro – la vita

Fedro nacque in Macedonia nel 15 a.C. Fu condotto a Roma ancora bambino come schiavo di Augusto, dal quale venne poi affrancato, diventando un liberto. È lui stesso a fornire tale informazione nei prologhi delle sue opere.

Cominciò a scrivere favole sotto Augusto. I primi due dei suoi cinque libri furono pubblicati quasi sicuramente prima del 31 a.C. In quell’anno moriva Seiano, potentissimo ministro di Tiberio.

Seiano aveva chiamato in giudizio Fedro, accusato di averlo attaccato personalmente e offeso con il tono sarcastico delle sue favole. Egli rimase profondamente turbato da tale processo. Riuscì a riprendere la sua attività grazie all’intervento di amici potenti, quali Eutico, Particulone, Fileto.
Visse fino al 50 d.C., perciò fu attivo sotto Tiberio, Caligola e Claudio.

Fedro – le Favole

Fedro compose le sue Favole dichiarando esplicitamente di rifarsi a Esopo, ma affermando anche di averlo rielaborato in versi, consapevole di compiere un’opera letteraria di grande rilievo:

«Esopo è l’inventore. Fu lui a trovare gli argomenti che io ho elaborato artisticamente in versi senari. Due sono le doti di questo libretto: diverte e, se stai attento, consiglia come vivere» (Prologo I 1-4).

In effetti, alle favole esopiche, che riproducono il mondo degli animali, egli aggiunse via via storielle popolari, aneddoti storici, motti di spirito, scenette di vita reale.

Oltre alle 93 favole, divise in cinque libri, sono sicuramente sue una trentina di altre favolette pervenute grazie all’Appendix Perottina redatta nel 1450 dall’umanista Niccolò Perotti. Di altre ci resta la parafrasi in prosa. Di queste la più nota è il Romulus.

Dalle sue favole spesso emerge la denuncia delle ingiustizie sociali: in tal senso la sua opera è anche fortemente autobiografica. Ma il favolista latino ambisce in realtà alle lodi dei potenti e delle persone colte, rifiuta il plauso degli ignoranti ed evidenzia orgogliosamente la sua crescente autonomia dal modello esopico.

Le sue favole sono brevi e vivaci. Il linguaggio è semplice e quotidiano, talora grossolano. Ogni sua favola è un piccolo dramma. C’è dolore autentico e viscerale per i mali che affliggono gli uomini e gli animali e un sorriso indulgente per le piccole astuzie, le cattiverie spicciole, le rivalità e i sentimenti semplici di uomini senza nome né tempo, a cui Fedro guarda con simpatia e umana comprensione.

Le favole di Fedro sul sito Studia Rapido:

La volpe e la cicogna

La parte del leone

Il lupo e l’agnello

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