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Giove dio supremo nella mitologia romana

Giove dio supremo della religione romana corrispondente al greco Zeus. Il culto di Giove fu probabilmente instaurato dal re Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma: il processo di assimilazione culturale del mondo greco era quindi già avviato nell’età monarchica.

Figlio di Rea e Saturno (Crono per i Greci), alla nascita venne nascosto da sua madre in una grotta sull’isola di Creta, perché Saturno divorava i suoi nati in quanto una profezia gli aveva detto che uno di essi lo avrebbe spodestato. Cresciuto sull’isola di Creta, nutrito dai Cureti con il latte della capra Amaltea, una volta diventato adulto costrinse il padre a vomitare i figli che aveva mangiato e prese il suo posto. Dovette allora lottare contro una congiura degli altri dèi e contro i Titani in rivolta, ma trionfò ogni volta, anche grazie alle sue micidiali folgori.

La moglie di Giove era la gelosa e vendicativa Giunone (Era per i Greci), dalla quale ebbe Marte, Vulcano ed Ebe. Giove la tradiva spesso, assumendo forme umane e animalesche, o addirittura trasformandosi in fenomeno naturale, per accoppiarsi con donne mortali: sosia di Anfitrione con Alcmena, cigno con Leda, toro con Europa, pioggia d’oro con Danae, sottoforma di nube con Io, aquila con Ganimede ecc.

Da altre dee e anche da donne mortali ebbe altri figli in gran numero, tra i quali Apollo, Diana, Mercurio e Bacco. Minerva invece nacque miracolosamente dalla testa di Giove.

Giove dio romano caratteristiche

Dio della terra e del cielo, dominava la luce, le tenebre, la pioggia, il vento, le tempeste; era anche invocato come protettore dell’agricoltura. I suoi simboli erano il fulmine, il tuono e lo scettro.

Era l’autorità ufficiale alla quale si chiedeva la protezione nelle battaglie e nelle dispute in generale. Come Zeus, Giove era Deus Fidius cioè il dio depositario dell’onestà, dell’ospitalità e della giustizia; tutelava cioè la fides, la lealtà che doveva regolare i rapporti pubblici e privati fra gli uomini.

Per tutte queste sue competenze era invocato a Roma come Optimus Maximus (cioè “il migliore e il più grande”) e come tale presiedeva la Triade Capitolina costituita da Giove, Giunone (Era) e Minerva (Atena), che dal grande tempio sul Campidoglio, a Roma – il tempio di Giove Capitolino – reggeva e guidava le sorti di Roma.

Nel tempio di Giove Capitolino si depositavano le Spolie opime, cioè le armi tolte ai comandanti degli eserciti sconfitti; e in questo tempio il generale vincitore, dopo la solenne cerimonia del trionfo, celebrato pubblicamente per le vie di Roma, portava le offerte più significative inerenti alle vittorie e al bottino ottenuti. Questo in segno di ringraziamento per la protezione ricevuta. Giove era invocato prima della battaglia con l’epiteto di Victor, cioè «vincitore».

Era venerato con una pluralità di culti, corrispondenti a suoi specifici attributi: si aveva così Giove Pluvio (che manda la pioggia), Giove Statore (che arresta i nemici), Giove Lucetius (che manda la luce) ecc.

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