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Inno di Mameli, Inno d’Italia il significato

Inno di Mameli, anche conosciuto come Inno d’Italia, Il Canto degli Italiani, o Fratelli d’Italia. Il testo integrale, la parafrasi e il significato.

L’Inno di Mameli quando e perché fu composto?

L’Inno di Mameli fu composto nel settembre 1847 dallo studente e patriota genovese Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, maestro di canto al Teatro Regio di Torino. Fu composto in occasione della Prima guerra d’Indipendenza italiana contro l’Austria.

Perché l’Inno di Mameli è l’Inno nazionale italiano?

Il 12 ottobre 1946 il Consiglio dei Ministri scelse l’Inno di Mameli quale Inno nazionale italiano. Tra le ragioni della scelta ebbe indubbiamente un certo peso il riferimento dell’inno al riscatto dell’Italia contro la dominazione straniera da ottenersi combattendo; esso poteva essere infatti applicato anche alla recente guerra di liberazione partigiana sostenuta in particolare contro l’esercito tedesco.

Da quante strofe è costituito?

L’Inno di Mameli è costituito da sei strofe e da un ritornello cantato alla fine di ogni strofa.

La spiegazione strofa per strofa

Fratelli d’Italia
l’Italia s’è desta;
dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma;
chè schiava di Roma
Iddio la creò.

Fratelli d’Italia (Italiani), l’Italia si è svegliata (desta); ha messo in testa (s’è cinta la testa) l’elmo che era di Scipione (il generale romano Publio Cornelio Scipione detto l’Africano, 235-183 a.C.), che nella battaglia di Zama, durante la Seconda guerra punica, sconfisse Annibale e i Cartaginesi. L’Italia quindi è tornata a combattere per ottenere la libertà ed essere unita; così come Scipione aveva, in fondo, liberato l’antico suolo italico dai Punici, la nuova Italia sorgerà scacciando il nuovo straniero.
Dov’è la Vittoria? Offra (porga) la testa (la chioma) a lei (all’Italia); dato che Dio l’ha destinatata a essere al servizio (schiava… la creò) di Roma (ha destinato Roma a vincere sempre).

Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

La coorte era un’unità da combattimento dell’esercito romano, composta da 600 uomini; quindi «Stringiamoci a coorte» vuole essere un’esortazione a rispondere alla chiamata alle armi senza indugio, pronti anche a morire.

Noi siamo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
bandiera, una speme;
di fonderci insieme
già l’ora suonò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

Noi Italiani siamo da secoli sopraffatti (calpesti = calpestati), presi in giro (derisi), perché non siamo un vero popolo, perché siamo divisi. Deve raccoglierci (raccòlgaci) un’unica bandiera, un’unica speranza (speme); è arrivata (suonò) ormai (già) l’ora di unirci (di fonderci insieme).

Uniamoci, amiamoci;
l’unione e l’amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natìo:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci; l’unione e l’amore indicano (rivelano) ai popoli le vie volute da Dio (le vie del Signore). Giuriamo di liberare (far libero) dagli stranieri invasori la terra dove siamo nati (il suolo natìo): in nome di Dio (per Dio = non è un’imprecazione, qui è inteso come sostenitore dei popoli oppressi), chi può vincerci se siamo uniti?

Dall’Alpe a Sicilia
ovunque è Legnano;
ogn’uom di Ferruccio
ha il core e la mano;
i bimbi d’Italia
si chiaman Balilla;
il suon d’ogni squilla
i Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

Dalle Alpi alla Sicilia dovunque è come se fosse Legnano; ogni uomo italiano ha il coraggio (il core) e la prontezza d’azione (la mano) di Ferruccio; tutti i bambini d’Italia si chiamano Balilla; il suono di ogni campana (squilla) italiana ha suonato i Vespri.
In questa strofa sono rievocati alcuni episodi della storia italiana considerati come azioni dell’Italia intera, a indicare che tutto il Paese sta ora, con il Risorgimento, assumendo gli atteggiamenti che nei secoli passati restavano invece isolati ed eccezionali. Legnano: dove si svolse la battaglia (29 maggio 1176) con la quale i Comuni italiani sconfissero l’imperatore tedesco Federico Barbarossa. Ferruccio: Francesco Ferrucci, difensore della Repubblica fiorentina, ucciso dal generale mercenario Fabrizio Maramaldo nel 1530 durante l’assedio di Firenze da parte dell’esercito imperiale di Carlo V d’Asburgo. Balilla: Giovanni Battista Perasso, detto Balilla, il ragazzo genovese che il 5 dicembre 1746 diede il via alla rivolta antiaustriaca scagliando una pietra contro un ufficiale arrogante. Vespri: la guerra del Vespro, cioè la rivolta contro gli Angioni scoppiata a Palermo nel 1282.

Son giunchi che piegano
le spade vendute;
già l’Aquila d’Austria
le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia
e il sangue polacco
bevé col cosacco,
ma il cor le bruciò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

Le spade mercenarie (le spade vendute) sono giunchi che si piegano (i mercenari dell’esercito imperiale vengono sconfitti); ormai (già) l’Aquila dell’Austria ha perduto le penne (la potenza austriaca è in declino. L’Aquila è l’animale simbolo dell’Austria). L’Austria ha bevuto (bevé) insieme ai russi (col cosacco) il sangue d’Italia e il sangue polacco, ma le bruciò il cuore.
In questa strofa si allude alle varie occupazioni militari dell’Austria, sia in Italia che in Polonia. Quest’ultima era stata smembrata tra l’Austria, la Prussia e la Russia. Le rivolte in corso in Polonia e in Italia sarebbero l’espressione del declino della potenza austriaca.

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