Home » Per saperne di più » Chi erano i partigiani e per cosa combattevano

Chi erano i partigiani e per cosa combattevano

I partigiani nella seconda guerra mondiale furono tutti coloro che scelsero di partecipare e combattere come volontari nella Resistenza, per liberare il loro paese dai nazisti e dai fascisti.

Quando iniziò la guerra partigiana?

La guerra partigiana in Italia cominciò dopo l’armistizio di Cassibile (3 settembre 1943), reso noto l’8 settembre 1943. Mentre il Paese veniva occupato dai tedeschi, si costituirono in clandestinità i primi gruppi di partigiani. Si stima che alla guerra partigiana aderirono tra i 200 e i 300 mila italiani.

Chi erano i partigiani?

Si trattava di ex soldati che avevano abbandonato l’esercito dopo l’8 settembre 1943; antifascisti che da tempo vivevano in clandestinità; donne e uomini di ogni ceto sociale, spesso giovani. Si unirono tra loro dando vita a brigate, cioè a formazioni di tipo militare. Tra le brigate partigiane ricordiamo le squadre «badogliane» (monarchiche), le brigate «Garibaldi» (comuniste), «Matteotti» (socialiste), «Giustizia e Libertà» (Partito d’azione), «Fiamme verdi» (cattoliche).

I partigiani per cosa combattevano?

Il loro scopo era sconfiggere il fascismo e il nazismo, cacciare gli invasori tedeschi e riconquistare la democrazia e la libertà.

In che modo combattevano?

I partigiani adottavano metodi di guerriglia: sabotaggi, per rendere difficili gli spostamenti dei nazifascisti (ad esempio: far saltare ponti e binari ferroviari, danneggiare strutture telefoniche); rapide incursioni; cattura di armi; controllo di zone limitate. Vivevano in clandestinità, rifugiandosi in montagna o in zone riparate. Agivano con l’appoggio degli americani e degli inglesi, che, in misura limitata, li rifornivano di armi e viveri.

Agli attacchi dei partigiani, i nazisti e i fascisti della Repubblica di Salò risposero spesso con brutali rappresaglie nei confronti della popolazione civile. Uno dei primi episodi si verificò nel 1943 a Boves (Cuneo). Nel 1944 si susseguirono numerosi altri eccidi: dal massacro delle Fosse Ardeatine a Roma, a quelli di Sant’Anna di Stazzema (Lucca) e Marzabotto (Bologna).

Le partigiane

Le donne hanno rappresentato una componente importante della Resistenza italiana. Svolgevano diversi ruoli: prestavano soccorso agli uomini feriti, si occupavano dei servizi logistici, fornivano i rifornimenti di viveri e di materiali, svolgevano la funzione di “staffetta“, cioè portavano armi e informazioni tra i vari gruppi partigiani. Molte donne, poi, hanno combattuto armate e lottato in prima linea, per la liberazione dell’Italia. Ad esempio ricordiamo Carla Capponi (1918-2000), che partecipò all’attentato di via Rasella e divenne vicecomandante della sua unità a Roma. Alla fine della guerra però solo poche donne si videro riconosciute come partigiane combattenti.

I partigiani quando liberarono l’Italia?

Nella primavera del 1945 gli Angloamericani sfondarono la Linea Gotica e arrivarono nella Pianura Padana, mentre il 25 aprile i partigiani liberarono Milano, Torino e Genova (il Sud e il Centro dell’Italia erano ormai sotto il controllo degli Alleati). Il 27 dello stesso mese, Mussolini, catturato mentre cercava di fuggire oltre il confine con la Svizzera, venne fucilato dai partigiani su ordine del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), l’organo che coordinava i diversi gruppi della Resistenza nel Nord dell’Italia. Il 29 aprile a Caserta i tedeschi firmarono la resa definitiva, che entrò poi in vigore il 2 maggio: ebbe così fine l’occupazione nazifascista del territorio italiano.

Ultimi articoli

Giochi

Sullo stesso tema