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Civiltà Etrusca: società, economia, religione, arte

La civiltà etrusca fiorì nell’Italia centrale nell’VIII secolo a.C., nelle attuali regioni della Toscana, del Lazio settentrionale e dell’Umbria occidentale. Raggiunse un livello di sviluppo economico e culturale molto elevato, notevolmente superiore a quello delle popolazioni italiche contemporanee.

Civiltà Etrusca: la nascita delle città

Gli Etruschi fondarono molte città spesso rivali e in conflitto tra loro, tanto che alcune ne sottomisero altre.

Le città etrusche giunsero, come le poleis greche, a costituire leghe, ma non realizzarono mai una unità politica.

La lega più importante era la Dodecapoli («unione di dodici città»). Essa comprendeva i principali centri dell’Etruria marittima (Cerveteri, Veio, Tarquinia, Vulci, Vetulonia, Roselle, Populonia) e dell’Etruria centro-settentrionale (Volsinii, Chiusi, Perugia, Arezzo, Volterra).

Più che politica, la funzione di queste federazioni era religiosa. La Dodecapoli si riconosceva per esempio nel grande santuario della dea Voltumna, a Volsinii, dove periodicamente si svolgevano feste e giochi comuni.

  • Le città erano difese da imponenti mura.
  • Erano solide e all’avanguardia (opere fognarie, acquedotti, strade perpendicolari ben livellate, drenate e perfettamente levigate).
  • L’accesso alle città avveniva attraverso porte monumentali con copertura ad arco.
  • In un sito più elevato si ergeva l’Acropoli, dove si innalzavano i templi.
  • Come ricorda lo storico latino Varrone (I secolo a.C.), la fondazione delle città etrusche iniziava tracciando il sulcus primigenius, un solco effettuato nel terreno con una coppia di buoi bianchi che trainavano un aratro lungo il futuro perimetro delle mura.

Civiltà Etrusca: organizzazione politica e sociale

  • Originariamente il potere giudiziario e militare era concentrato nelle mani di sovrani chiamati lucumòni. I lucumòni erano eletti a vita e assistiti da un consiglio degli anziani. Il consiglio degli anziani era formato da esponenti dell’aristocrazia.
  • Tra il VI e il V secolo a.C. l’autorità monarchica si indebolì progressivamente lasciando il posto a una repubblica di tipo oligarchico. Il potere risiedeva nelle mani di un senato e di un collegio di magistrati. I magistrati erano eletti annualmente e chiamati zilhat e maru. I maru erano dotati di funzioni religiose e politiche.

Al vertice della società etrusca c’erano le grandi famiglie aristocratiche. Queste erano proprietarie di terreni coltivati a latifondo e di miniere.

Seguivano i ceti popolari e i servi. Entrambi erano esclusi da qualsiasi partecipazione al potere politico. Lavoravano nell’agricoltura, nell’estrazione dei metalli, nel commercio e nell’artigianato.

C’erano gli schiavi, veri e propri, molto numerosi, e i servi semiliberi. Questi potevano possedere greggi e terre.

C’era poi i lautni. I lautni godevano di un rapporto privilegiato con una famiglia aristocratica. Questa affidava loro incarichi di particolare importanza e responsabilità. Molti venivano seppelliti nelle tombe della famiglia che li proteggeva. Tra i lautni vi erano forse anche degli schiavi liberati, simili ai liberti romani.

Particolarmente degna di rilievo era la posizione della donna nella società etrusca. Nella società etrusca non esisteva una separazione netta fra i sessi, né nella vita di tutti i giorni né nelle occasioni pubbliche. Tale separazione era invece rigida nella cultura greca e ancor di più in quella romana arcaica. Per un approfondimento leggi La donna etrusca – Il suo ruolo nella società.

Civiltà Etrusca: economia

L’Etruria propriamente detta (fra la Toscana e il Lazio) era una regione da suoli pianeggianti o collinari molto fertili. Gli Etruschi li resero ancora più produttivi con efficaci tecniche idrauliche di drenaggio e di irrigazione. Vi coltivavano cereali, vite e olivo.

Il territorio etrusco era anche dotato di alberi d’alto fusto. Essi fornivano legname pregiato utilizzato nell’edilizia civile e nella cantieristica navale.

Il territorio abbondava anche di giacimenti minerari: rame, argento, piombo, allume e soprattutto ferro. Il ferro era particolarmente abbondante nell’isola d’Elba. I Greci chiamavano l’isola «la Fumosa» per il fumo che si levava senza interruzioni dai grandi stabilimenti che gli Etruschi vi avevano impiantato.

Gli Etruschi non si limitavano a esportare e a commerciare metalli grezzi, ma oggetti lavorati e di pregio: gioielli, armi, vasellame di lusso, suppellettili, ceramiche, corredi e urne funerarie. In particolare nel settore della ceramica, a partire dal VII secolo a.C., si distinsero nella produzione e nella esportazione di buccheri. I buccheri erano brocche realizzate con ceramica lucida e nera, con impressi rilievi a stampa.

civiltà etrusca
Un bucchero con la parte superiore modellata a testa di toro, prima metà del VI sec. a.C. Museo Archeologico di Firenze

Civiltà Etrusca: la religione e la vita dopo la morte

 

Nella religione etrusca l’influsso della civiltà greca è particolarmente evidente. Dal mondo greco derivano infatti le principali divinità. Tra esse Tinia, il signore della folgore, corrispondente allo Zeus greco; Uni, sua sposa, corrispondente alla Era greca e alla romana Giunone; Minerva, che anche presso i Romani manterrà lo stesso nome.

Gli Etruschi credevano nella vita dopo la morte. La immaginavano simile a quella terrena, allietata da musiche, danze e balletti. In origine cremavano i defunti e deponevano le ceneri in urne chiamate canopi. In seguito adottarono la sepoltura e tumularono i cadaveri negli ipogei. Gli ipogei erano tombe sotterranee. Potevano essere grandi o piccole, semplici o sontuose a seconda del rango della famiglia. Le tombe erano finemente affrescate con motivi religiosi o naturalistici. Accoglievano oltre all’urna o al sarcofago del defunto anche il corredo funerario e una serie di suppellettili.

Gli etruschi credevano nell’arte divinatoria, la capacità cioè di prevedere il futuro o di interpretare la volontà degli dèi. C’erano ad esempio sacerdoti specializzati nell’osservazione del volo degli uccelli, gli àuguri. Altri che interpretavano il significato dei fulmini. Altri ancora, gli aruspici, capaci di leggere le viscere degli animali sacrificati, in particolare il fegato. L’aruspicina, ovvero la disciplina degli aruspici, è illustrata da uno straordinario reperto noto con il nome di fegato di Piacenza.

Civiltà Etrusca: scultura e pittura

Gli Etruschi a differenza dei Greci non avevano a disposizione un materiale pregiato come il marmo e si accontentarono della pietra calcarea e dell’argilla, dalla quale si ottiene la terracotta.

Dai Greci gli Etruschi impararono a modellare figure sempre meno schematiche e rigide. Tuttavia le loro sculture sono prive dell’attenzione per l’anatomia e l’armonia tipica dell’arte greca classica. Il loro interesse si concentrò sui dettagli decorativi, sui gesti e sui volti, che dovevano comunicare forza, vitalità ed espressività.

A differenza della Grecia, l’Etruria ci ha lasciato numerose testimonianze della sua pittura originale, soprattutto sulle pareti delle tombe: cerimonie religiose, scene di caccia, danze, spettacoli, giochi e banchetti. Si desiderava infatti che il defunto ritrovasse i momenti e gli aspetti più piacevoli della sua vita terrena.

Inizialmente gli affreschi erano molto semplici. Poi, a partire dalla metà del IV secolo a.C. divennero più ricchi. Venne usato il chiaroscuro e si dedicò attenzione alle linee e ai colori.

Col tempo i temi delle pitture mutarono. Si dipingevano demoni infernali, viaggi nell’aldilà. Essi mostravano un mondo più cupo, quasi ossessionato dalla morte.

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Arte etrusca riassunto: architettura, scultura, pittura

 

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