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Odissea Libro XI: riassunto, personaggi, luoghi

Odissea libro XI riassunto dettagliato: il regno dei morti; la profezia di Tiresia; l’incontro con Anticlea, madre di Odisseo, con l’anima di Agamennone, l’anima di Achille, Aiace Telamonio.

Il precedente Libro X dell’Odissea si chiude con l’annuncio di Odisseo ai compagni dell’imminente partenza dall’isola della maga Circe; questa ha consegnato loro un agnello e una pecora nera da sacrificare agli dèi inferi.

Odissea Libro XI: il paese dei Cimmeri

La nave riparte. Circe manda un vento favorevole che la spinge in direzione del regno dei morti.

Al tramonto Odisseo e i compagni giungono sulla riva opposta dell’Oceano, nel paese dei Cimmeri. Esso è sempre coperto da una nebbia che i raggi del sole non riescono ad attraversare.

Approdono e compiono i sacrifici richiesti; Odisseo scava una fossa con la spada e fa tre libagioni in onore delle anime dei morti, con latte misto a miele, vino dolce e acqua; promette loro, una volta tornato a casa, un solenne sacrificio. Immola poi l’agnello e la pecora nera, il cui sangue scorre dentro la fossa. Ecco che dalle profondità oscure del loro regno emergono le anime dei morti; si raccolgono intorno al sangue versato per riprendere un po’ di vigore.

L’eroe impedisce però alle anime di accostarsi al sangue prima di aver interrogato l’indovino Tiresia. Si fa poi avanti l’anima di Elpenore, morto la mattina stessa; egli spiega le circostanze della sua fine (Odissea Libro X) e supplica Odisseo di dargli sepoltura, per consentire la pace della sua anima: l’eroe glielo promette. Odisseo intravede anche l’anima della madre, ma per ora deve tenerla ancora lontana.

Odissea Libro XI: la profezia di Tiresia

Giunge poi l’anima dell’indovino tebano Tiresia, che porta lo scettro d’oro sacerdotale. Egli beve il sangue delle vittime e acquista così le forze necessarie.

L’indovino predice all’eroe la persecuzione da parte di Poseidone (perché Odisseo ha accecato il figlio Polifemo); l’arrivo alle coste dell’isola di Trinachia, dove pascolano le vacche del dio Sole: sarà indispensabile non toccarle, per poter ritornare. L’indovino “vede” però con particolare chiarezza la morte dei compagni, colpevoli di aver mangiato le vacche del dio Sole, e il ritorno solitario dell’eroe a Itaca. Qui troverà gravi problemi e dovrà uccidere i pretendenti che corteggiano sua moglie Penelope. Gli predice poi un ulteriore viaggio per mare, finché incontrerà una terra in cui la navigazione è sconosciuta; allora potrà fermarsi e offrire sacrifici a Poseidone. Quindi tornerà a Itaca, offrirà sacrifici a tutti gli dèi e una lieta morte «verrà fuori dal mare» durante la sua serena vecchiaia.

Odissea Libro XI: l’incontro con Anticlea, madre di Odisseo

L’ombra di Anticlea, madre di Odisseo, beve ora il sangue delle vittime e riconosce il figlio. Egli la interroga; lei gli rivela di essere morta per il dolore della sua assenza e lo informa della fedeltà di Penelope; sulla crescita di Telemaco; sulla triste vecchiaia del padre Laerte. L’eroe tenta invano di abbracciarla: l’ombra inconsistente gli sfugge tra le mani.

Persefone a questo punto fa arrivare una folla di anime di donne illustre, spose e figlie di nobili, molte delle quali furono amate anche dagli dèi. Esse bevono il sangue e a turno parlano con Odisseo, rivelandogli la propria vita.

Odisseo interrompe il suo racconto alla corte dei Feaci

Ora Odisseo fa una pausa nel suo racconto: ormai è notte inoltrata, forse sarebbe opportuno andare a dormire. Il racconto di Odisseo è stato così interessante che tutti i Feaci hanno ascoltato in silenzio, come presi da un incantesimo. La regina Arete propone ai nobili Feaci di raccogliere ricchi doni per l’ospite, per invogliarlo a rimanere e a proseguire nei giorni successivi il resoconto dei suoi viaggi.
Anche il re Alcinoo ha molto apprezzato Odisseo: si dichiara disposto ad ascoltarlo fino all’alba e gli chiede se conosce il destino di altri eroi che hanno combattuto con lui a Troia. Odisseo afferma allora di aver incontrato anche le anime di alcuni di essi.

L’incontro con l’anima di Agamennone

L’ombra di Agamennone piange riconoscendo Odisseo e vorrebbe abbracciarlo, ma gli mancano le forze. Odisseo, commosso, gli chiede notizie della sua morte. Agamennone racconta allora l’agguato preparato contro di lui da sua moglie Clitennestra e dall’amante di lei, Egisto.

Agamennone lamenta che la sua morte fu estremamente misera, come quella di un bue scannato mentre mangia; i suoi compagni furono uccisi come porci sacrificati per un banchetto, mentre Clitennestra uccideva Cassandra, la figlia di Priamo, assegnata ad Agamennone come schiava e concubina.

Agamennone continua esprimendo collera e sfiducia verso tutte le donne; Odisseo, invece, circoscrive le donne malefiche a due, le sorelle Elena e Clitennestra, che hanno ordito inganni e trame, e le considera come gli strumenti attraverso cui Zeus ha sfogato il suo odio contro gli Atridi.
Agamennone, continuando a generalizzare, invita Odisseo ad essere estremamente prudente con la moglie e a non rivelarle subito tutto, anche se conosce Penelope come donna saggia e onesta, che non può tramare la morte del marito (in effetti, Odisseo a Itaca sarà molto cauto nel farsi riconoscere, ma non per timore di inganni da parte di Penelope).

L’Atride contrappone poi la sorte felice di Telemaco e di Odisseo, che potranno rivedersi, al dolore che gli ha provocato Clitennestra, impedendogli di rivedere suo figlio Oreste; egli sa che il figlio non è ancora morto, perché non ha incontrato la sua anima nell’Ade, e chiede a Odisseo dove si trovi ora. Odisseo risponde brevemente che non ne sa nulla.

L’incontro con l’anima di Achille

Odisseo parla poi con l’anima di Achille, che viene onorata anche tra i morti. Il Pelide però non si consola della morte; egli dichiara che preferirebbe vivere una vita misera sulla terra piuttosto che regnare su tutte le anime dei defunti. Gli chiede notizie di suo padre Peleo e di suo figlio. Odisseo gli parla della gloria conquistata da Neottolemo durante la fase finale della guerra di Troia; l’anima di Achille si allontana lieta.

Aiace Telamonio

Solo l’anima di Aiace Telamonio non vuole accostarsi a Odisseo; egli è infatti ancora sdegnato perché gli Achei hanno attribuito a lui le armi gloriose di Achille, alle quali aspirava¹. Odisseo cerca di parlargli e di placare la sua ira, ma l’anima rientra nell’oscurità senza rispondergli, immersa nel suo sdegno.

Le anime di eroi famosi e dei dannati

A questo punto Odisseo vede le anime di eroi famosi, come Minosse, re di Creta, e il cacciatore Orione; vede i dannati dell’oltretomba, come Tizio, il gigante al quale due avvoltoi divorano il fegato; Tantalo, tormentato dal supplizio della fame e della sete; Sisifo, che continuamente deve riportare sulla cima di un monte un macigno che ogni volta rotola a valle. Poi incontra Eracle, che gli narra le sue dodici fatiche.
Una folla di anime si affolla intorno al protagonista, il quale teme l’arrivo di uno dei mostri infernali inviati da Persefone, la Gorgone; torna la nave, s’imbarca e varca di nuovo l’Oceano.

Il racconto prosegue con il Libro XII dell’Odissea

¹ Proprio la contesa per aggiudicarsi le armi di Achille è la causa di morte di Aiace Telamonio: Aiace reclama le armi in quanto era secondo solo ad Achille in battaglia, ma esse vengono assegnate a sorte e la fortuna privilegia Odisseo. Aiace, impazzito per l’affronto subito e per l’ingratitudine degli Achei, compie azioni folli, come l’aggressione a un gregge, scambiato per un gruppo di suoi nemici. Rinsavito, per la vergogna si uccide con la spada che Ettore, il più valoroso e leale dei nemici, gli aveva donato alla fine del duello che li aveva visti a confronto (Il duello tra Ettore e Aiace nel Libro VII dell’Iliade).

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